lunedì 25 luglio 2016

ISLANDA: La natura vince sempre (quando mette in campo le sterne artiche)


primi tre scatti in arrivo nel fiordo orientale a Seyisfjordur, a bordo della Smyril Line

Questo viaggio corolla un pò il sogno che da sempre era presente nella vita da camperisti mia e dei miei genitori. Dal 1993 ci siamo ripetuti che il massimo dell'estremo e della sfida, sarebbe stato "atterrare" (mai parola fu più azzeccata) nella lontana e selvaggia Islanda. E finalmente ce l'abbiamo fatta: 24 giorni di tempo, 5200 km, 2 bombole di gas, 10 kg di pasta, 4 giorni in mare di traghetto; tanta fatica, ma appagamento assoluto.



Strada sterrata (incredibile) per raggiungere il parco nazionale dello Jokulsargljufur


Questa volta, non starò a raccontare per filo e per segno l'itinerario ed i luoghi visitati: il tour dell'anello numero 1, è quello maggiormente battuto; le bellezze dell'Islanda sono ampiamente documentate e decantate su ogni guida, blog o racconto di viaggio. Questa volta vorrei solo tramandarvi un aneddoto/consiglio, che per sempre ci accompagnerà nei nostri racconti di luoghi lontani e che mai ci farà scordare (ve lo assicuro!) le sterne codalunga, altresì dette, sterne artiche.







Altri scatti del meraviglioso parco naturale, Namafjall e centrale geotermica, e Dimmuborgir.

Questi graziosi uccelli (ne vedrete un esemplare nella foto più avanti) migrano durante l'inverno sudafricano (quale?) e trovano rifugio nell'estate islandese (quale?). Qui, nelle zone costiere, hanno trovato il loro habitat perfetto per nidificare.
A ridosso delle spiagge, ci sono aree erbose ideali per la proliferazione dei piccoli e la deposizione delle uova: i genitori lasciano nascosti i piccoli, mentre vanno in mare a pescare per la loro famiglia.


Akureyri, la capitale del nord

Ci fermiamo ad Osar, rinomata per la colonia di foche, che danno sfoggio della loro simpatia, a ridosso della spiaggia, raggiungibile tranquillamente dal parcheggio creato apposta per i turisti che, d'estate, invadono l'isola artica e le sue bellezze. Ci incamminiamo, tranquilli e distratti, verso la spiaggia, fino a che la danza ed il canto di questi eleganti uccelli che si manifestano al nostro passaggio, ci cattura con entusiasmo.
Fuori subito le macchine fotografiche: teleobiettivo messo, priorità di tempo, e via di scatti a raffica!
Realizziamo "quasi subito", che il numero dei partecipanti alla danza aumenta e che i "canti" sono in realtà monìti di avvertimento.


la nostra amica sterna...

Tipiche case col tetto di torba

Siglufjordur: la capitale dell'aringa degli anni '50

Nootka lupini, una meravigliosa pianta spontanea che cresce ovunque sul terreno lavico islandese

Pesce appeso all'aperto ad essiccare

Il nostro super-mezzo nello Snaefellsnes

Finalmente da soli...
Non lascia più spazio al dubbio la scena che si presenta ora ai nostri occhi: al di sopra di mia madre, una sterna rimane sospesa a 3 metri di distanza per qualche secondo, per poi scendere in picchiata sulla sua testa urlando e  tentando di beccarla (non c'è riuscita, semplicemente perchè non ha voluto: ad altri non è andata così bene). Noi, non ci siamo fatti ripetere il discorso un'altra volta. Retrofront e avanti marche a tutta birra! Non abbiamo più commesso quell'errore!

Colonna sonora consigliata: Olìna og eg - Hjàlmar - Keflavik Kingston


Colonne di basalto sulla costa


Reykjavik col sole

Il circolo d'oro: Pingvellir (scusate ma non trovo i caratteri runici..), Geysir e Gullfoss 



















Pulcinella di mare



Vatnajokull e Jokulsarlon




















Immaginatele in panoramica! 


L'Islanda può essere descritta con mille parole, ma ognuno la vede a suo modo, a seconda di come la vive. E' fredda, essenziale, anche primitiva, alle volte. Ma regala scenari magici, uomini forti e schivi, che vivono a pieno la luce e rispettano il buio; leggende (ma non troppo) di esseri del bosco dispettosi ma potenti; un senso di sottomissione alla natura. Cibi aspri, estremamente salati ed affumicati, prodotti di importazioni quasi esausti dal lungo viaggio. Identità unica.
Ciò che per noi importa è che l'abbiamo amata e speriamo davvero di poterla rivivere di nuovo, magari in inverno, con lo spettacolo  dell'aurora boreale.

Statua di Petra Sveinsdottir; la collezionista (e raccoglitrice) di minerali privata più grande del mondo.